PERCHE' LA CANAPA ?

 

La canapa è stata certamente la pianta da fibra da sempre più coltivata per produrre tessuti e cordami. Ma che senso ha riproporla oggi, quando già disponiamo di una grande quantità di prodotti industriali di ogni tipo, che comprendono, tra le tante fibre naturali e artificiali, la stessa canapa coltivata in paesi in cui la manodopera costa meno?

Per alcuni il ritorno della canapa è un modo per conservare un po' della cultura materiale e delle tradizioni del passato, e per non dimenticare del tutto come l'umanità è vissuta per tanti secoli, prima dell'era del benessere.

Ma oggi ci sono molti altri validi motivi che giustificano il ritorno nelle nostre campagne di questa pianta dalle proporzioni vistose.

In America il modo per rendere l'agricoltura più sostenibile consiste nel sostituire le piante annuali con piante perenni nella coltivazione estensiva dei cereali. Molte lavorazioni meccaniche del terreno non sarebbero più necessarie, e diminuirebbe la necessità di fertilizzanti, pesticidi e irrigazione. Un progetto a cui si sta lavorando da tempo, e che richiederà ancora molto tempo.
In Europa, dove invece l'agricoltura è intensiva, la soluzione costituita dalla canapa.

Il fatto è che la canapa, oltre alla tradizionale fibra tessile, può fornire molte altre pregiate materie prime; inoltre è molto produttiva, migliora la qualità del terreno e fa risparmiare pesticidi e diserbanti.

Dalla canapa si possono ottenere: fibra per usi tessili e industriali, legno ricco di cellulosa, e poi, dai semi, proteine di alto valore biologico, e un olio dalle caratteristiche eccezionali.

Dalla fibra industriale, che può sostituire la fibra di vetro dannosa da respirare, si possono ricavare nuovi interessanti prodotti, dai feltri isolanti alle carrozzerie per auto. Mescolando con acqua e calce i frammenti di legno finora scarto di lavorazione dopo l'estrazione della fibra, si ottiene un calcestruzzo leggero che può essere gettato tra fogli di compensato per costruire pareti non portanti dotate di buon isolamento termico e acustico, che col tempo si consolidano pietrificandosi, e che possono essere intonacate o verniciate.

Con la fibra e il legno si possono fabbricare prodotti più tradizionali come tessuti e carta, ma anche materiali plastici a partire dalla cellulosa, compensati marini, truciolati leggeri che possono essere lavorati come il legno ecc.

Un'altra materia prima di estremo interesse è l'olio che si ricava dai semi, senza esagerazione un prodotto dalle qualità straordinarie. Molto ricco di grassi insaturi, è simile per composizione all'olio di balena, fortunatamente non più in commercio, ma con il quale si potevano fabbricare cosmetici insuperabili. La stessa alta qualità la si può ottenere con l'olio di canapa. Questo stesso olio è anche molto interessante per le sue proprietà dietetiche: è facilmente deteriorabile e va consumato al massimo entro un paio di mesi, ma è considerato migliore dell'olio di pesce per mantenere in buone condizioni il sistema cardiocircolatorio.

Tutto vero, questo e altro. Ma il problema oggi è che, per poter seminare la canapa, è necessario che nella zona ci sia qualcuno disposto a ritirare il raccolto. Salvo limitate eccezioni, manca quasi ovunque in Italia questa condizione. Un'eccezione è Ferrara, dove è stato costruito un impianto per la lavorazione della fibra tessile, ma dove la canapa viene raccolta quando è alta m. 1,20 per poterla lavorare nelle macchine usate per il lino.

In sostanza, perché la coltivazione diventi possibile, è necessario che siano state prima realizzate le diverse filiere produttive. D'altra parte queste difficilmente potranno nascere finché non ci saranno sul mercato le materie prime della canapa da lavorare: il classico cane che si morde la coda.

Il problema, quindi, è far partire la coltivazione, e adesso forse si può fare, ma è indispensabile l'interessamento delle associazioni degli agricoltori.

In questo momento si parla di coltivare la barbabietola per produrre bio-carburanti. Lo scopo è quello di salvare una coltivazione divenuta sempre più insostenibile: ormai lo zucchero raffinato, grazie ai contributi europei, viene venduto sui mercati internazionali ad un prezzo pari ad un quarto del costo di produzione.

La canapa, però, è più adatta della barbabietola per produrre bio-carburanti.

Intanto essa può sostituire la barbabietola come pianta da rinnovo. La barbabietola è l'unica pianta da rinnovo che è rimasta (dove è ancora coltivata), ma la canapa non è da meno.

Della canapa se ne potrebbero raccogliere separatamente i semi e i fusti. L'olio che si ricava dai semi può essere facilmente trasformato in bio-carburante, mentre il resto della pianta potrebbe essere trasformato in carburante vegetale in appositi impianti.

Però i semi e l'olio hanno usi molto più pregiati. E nel momento in cui ci fosse disponibilità di semi di canapa, potrebbero facilmente sorgere delle aziende interessate a ricavarne prodotti dietetici, cosmetici e vernici, cosa che darebbe un valore ben maggiore alla coltivazione.

Discorso analogo per le altre parti della pianta: qualcuno potrebbe finalmente sperimentare la fabbricazione dei molti prodotti per l'edilizia e la falegnameria di cui si è parlato sopra, e prima o poi partirebbero le linee di produzione.

La possibilità di trasformare la canapa in bio-carburante, quindi, è già di per sé interessante; ma lo è ancora di più perché si potrebbe finalmente rompere il circolo vizioso che finora ha impedito la partenza di questa importate coltivazione.

Per questo, secondo me che non sono un agricoltore, le associazioni di categoria dovrebbero sponsorizzare la coltivazione della canapa per la produzione di carburante vegetale, per aprire nuove prospettive al settore dell'agricoltura.

Il mercato dei prodotti alimentari è da tempo saturo, ma gli agricoltori potrebbero mettersi a produrre materie prime per l'industria, e la canapa è la candidata ideale. Dalla canapa si possono ottenere diverse pregiate materie prime e in grande quantità e, cosa oggi da non trascurare, si tratta di materie prime o di prodotti che hanno sempre la caratteristica di essere più sostenibili sul piano ambientale di quelli che vanno a sostituire.

Ferrara, 24/6/2006

 

Progetto HEMPSYS
Per informazioni sulla coltivazione della canapa a destinazione tessile.