Rapporto Cannabis
Quel che l'OMS non vuole farci sapere sulla marijuana
Funzionari dell'OMS a Ginevra hanno soppresso la pubblicazione di uno studio, considerato politicamente inopportuno, in cui si confermava quello che gli ormai attempati hippy sanno da decenni: la canapa indiana (Cannabis indica) è meno pericolosa dell'alcol o del tabacco. Secondo un documento pervenuto alla rivista inglese , lo studio concludeva non solo che la canapa indiana fumata attualmente in tutto il mondo produce meno danni alla salute pubblica di quelli provocati dall'alcol o dalle sigarette, ma addirittura che questo resterebbe vero anche se il consumo di marijuana aumentasse fino a uguagliare quello delle sostanze legali.
Lo studio avrebbe dovuto essere pubblicato in una relazione sugli effetti dannosi della canapa indiana, pubblicata nel dicembre scorso dall'OMS, ma è stato eliminato all'ultimo minuto dopo un'estenuante discussione tra funzionari dell'OMS, gli esperti del settore che avevano preparato la relazione e un gruppo di consiglieri esterni.
Lo studio sulla canapa indiana, il primo sull'argomento commissionato dall'OMS dopo quindici anni, era atteso con impazienza da medici e specialisti di tossicodipendenza. La giustificazione ufficiale dell'esclusione del confronto tra i derivati della canapa indiana e altre sostanze legali è che "l'affidabilità e la rilevanza per la salute pubblica di tali confronti sono opinabili". All'interno dell'OMS c'è chi afferma che il confronto era scientificamente valido e che a determinarne la cancellazione sono state le pressioni politiche. A quanto pare, sarebbero stati i rappresentanti dell'Istituto nazionale degli Stati Uniti per il controllo dell'abuso di stupefacenti (United States national institute on drug abuse) e del Programma internazionale delle Nazioni Unite per il controllo degli stupefacenti (United Nations internationai drug control programme) a mettere in guardia l'OMS rispetto all'eventualità che il confronto potesse giovare ai gruppi sostenitori della legalizzazione della canapa indiana.
Uno dei ricercatori che ha preparato la relazione ha dichiarato: "Agli occhi di qualcuno, qualunque confronto di questo tipo è un sostegno alla legalizzazione della marijuana". Un altro ricercatore, Billy Martine del Medicai College di Richmond, in Virginia, ha riferito che alcuni funzionari dell'OMS "sono andati fuori di testa" quando hanno visto le bozze della relazione.
La parte esclusa, nella versione che ci è pervenuta, dice che il motivo del confronto "non è di promuovere l'uso di una droga al posto di un'altra, ma piuttosto di eliminare i due pesi e le due misure con cui finora sono stati valutati gli effetti della Cannabis sulla salute". Ciononostante, nella maggior parte dei confronti tra la canapa indiana e l'alcol, la droga illegale risulta preferibile a quella legale, o perlomeno equivalente. La relazione conclude, per esempio, che "nelle società evolute la canapa indiana sembra ricoprire un ruolo molto secondario nello scatenare la violenza, al contrario dell'alcol". Essa sostiene anche che mentre le prove che l'alcol causi danni al feto sono "tangibili", nel caso della Cannabis indica l'influenza sullo sviluppo fetale è "tutt'altro che dimostrata".
La canapa indiana è risultata preferibile anche in cinque dei sette confronti sui danni a lungo termine sulla salute. Per esempio, la relazione dice che mentre entrambe le droghe possono dare dipendenza, se consumate in forte quantità, solo l'alcol procura una "ben definita sindrome da astinenza". E mentre l'esagerazione nel bere porta alla cirrosi, a gravi lesioni del cervello e aumenta la probabilità di incidenti e suicidi, la relazione conclude che "vi sono prove, sia pur non definitive, che il consumo abituale e continuato della canapa indiana possa produrre leggeri difetti delle funzioni cognitive". Due dei confronti fatti hanno dato risultati più ambigui. La relazione sostiene che sia il bere, sia il fumo della canapa indiana possono produrre sintomi di psicosi in soggetti sensibili, e afferma che ci sono prove che fumare regolarmente la canapa indiana può contribuire a provocare il cancro delle prime vie aeree e digerenti.
David Concar, Londra